Il rigetto dell'omologa del concordato preventivo da parte del tribunale, nonostante l'ammissione della società alla relativa procedura, costituisce un provvedimento di natura decisoria che incide sulla posizione giuridica della società, la quale pertanto può proporre reclamo avverso tale provvedimento dinanzi alla corte d'appello, la quale è tenuta a valutare nel merito la fondatezza delle ragioni addotte dalla società per ottenere l'omologa del concordato. Il reclamo avverso il decreto di rigetto dell'omologa del concordato preventivo rappresenta uno strumento di tutela giurisdizionale a disposizione della società ammessa alla procedura, volto a consentirle di ottenere una pronuncia di merito sulla proposta di concordato, in ossequio al principio di effettività della tutela giurisdizionale. La corte d'appello, investita del reclamo, è tenuta a esaminare compiutamente la proposta di concordato, verificandone la fattibilità e la convenienza per i creditori, senza limitarsi a una mera conferma del provvedimento di rigetto emesso in primo grado. Il rigetto del reclamo da parte della corte d'appello, pertanto, deve essere adeguatamente motivato, dando conto delle ragioni per le quali la proposta di concordato non è stata ritenuta meritevole di omologa, in modo da consentire alla società di valutare l'eventuale impugnazione del provvedimento di secondo grado. Inoltre, la rinuncia al ricorso per cassazione proposto avverso il decreto della corte d'appello non può essere unilateralmente accettata dagli intimati, in quanto il giudizio di legittimità, una volta instaurato, segue le regole proprie del processo, non essendo nella disponibilità delle parti.