Il ricorso per cassazione avverso un'ordinanza di rigetto dell'istanza di restituzione di beni sottoposti a sequestro preventivo è ammissibile solo nei casi tassativamente previsti dalla legge, ossia quando l'ordinanza sia stata emessa ai sensi degli articoli 322-bis o 324 del codice di procedura penale. Qualora il ricorso non rientri in tali ipotesi, esso deve essere convertito in appello e gli atti trasmessi al tribunale del riesame competente per il prosieguo del procedimento. Tale principio si fonda sulla necessità di assicurare la corretta applicazione delle norme che disciplinano i mezzi di impugnazione, evitando interpretazioni estensive che potrebbero compromettere il corretto svolgimento del processo e il rispetto delle garanzie difensive. La Corte di cassazione, nel valutare la ricorribilità per cassazione di un provvedimento, deve pertanto operare un attento scrutinio della fattispecie concreta al fine di verificare la sussistenza dei presupposti di legge per l'esperibilità di tale rimedio, convertendo il ricorso in appello ove ne ricorrano i presupposti. Tale principio, di carattere generale, trova applicazione in tutti i casi in cui venga proposto ricorso per cassazione avverso un'ordinanza diversa da quelle espressamente indicate dalla legge come impugnabili con tale mezzo di gravame.