La ricettazione di un sigillo di Stato sottratto presso un ufficio pubblico e il falso materiale continuato, realizzato mediante l'apposizione di una falsa dicitura e di una firma contraffatta su atti ufficiali, integrano gravi reati contro la fede pubblica e l'amministrazione della giustizia, che devono essere sanzionati con pene detentive ed economiche proporzionate alla gravità della condotta. Tuttavia, qualora ricorrano circostanze attenuanti, come la lieve entità del fatto, il giudice può ridurre la pena, bilanciando le diverse circostanze aggravanti e attenuanti, al fine di assicurare una risposta sanzionatoria adeguata e proporzionata. In ogni caso, il giudice è tenuto a motivare in modo chiaro e logico le proprie valutazioni in ordine alla sussistenza e al bilanciamento delle circostanze, nel rispetto del principio di legalità e di ragionevolezza della pena. Inoltre, il rispetto del diritto di difesa impone che le censure relative a vizi processuali o di merito siano dedotte tempestivamente nelle fasi di merito, al fine di consentire il pieno esercizio del contraddittorio e il controllo di legittimità da parte del giudice di legittimità.