Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 19785 del 8 maggio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:19785PEN

Massima

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Il delitto di cui all'art. 336 c.p. (violenza o minaccia a un pubblico ufficiale) si configura quando la condotta intimidatoria dell'agente è diretta a costringere il pubblico ufficiale a compiere o omettere un atto del proprio ufficio, essendo sufficiente anche la sola idoneità costrittiva della minaccia sulla libera determinazione del soggetto pubblico destinatario. Tuttavia, il giudice può escludere la sussistenza di tale reato quando la minaccia sia finalizzata non a impedire l'adempimento di un dovere d'ufficio, ma a ottenere il compimento di un atto rientrante nei doveri del pubblico ufficiale, come la richiesta di un intervento sanitario. Inoltre, ai fini della valutazione delle esigenze cautelari, il mero riferimento all'assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti da parte dell'indagato non è sufficiente a giustificare un giudizio di pericolo di reiterazione del reato, occorrendo una prognosi concreta e non meramente ipotetica di recidiva, fondata su elementi specifici e non su considerazioni generiche.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAOLONI Giacomo - Presidente

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. COSTANTINI Antonio - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - rel. Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI BRESCIA;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 28/12/2018 del Tribunale di Brescia;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ROSATI Martino;
udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ANGELILLIS Ciro, che ha concluso chiedendo di dichiarare l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difenso…

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