La sospensione dei termini di durata massima della custodia cautelare e delle altre misure cautelari, prevista dall'art. 83, comma 4, del d.l. n. 18 del 2020, opera automaticamente in tutti i procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore del decreto, senza necessità di un provvedimento che la disponga, e si estende per il medesimo periodo di sospensione dei termini procedurali di cui ai commi 1 e 2 dello stesso articolo, prorogato dal d.l. n. 23 del 2020 fino all'11 maggio 2020. Tale sospensione, che riguarda sia i termini "base" di durata della custodia cautelare di cui all'art. 303 c.p.p., sia quelli delle altre misure cautelari previsti dall'art. 308 c.p.p., è finalizzata ad ammortizzare gli effetti negativi del rallentamento dell'attività giudiziaria imposto dalle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica, senza che la mancata menzione espressa di tali termini nella norma di proroga del "periodo cuscinetto" possa comportarne l'esclusione dall'ambito applicativo della disciplina emergenziale, in ragione dell'interpretazione sistematica della disposizione e della sua ratio legis di ampliare il più possibile la sospensione dei termini procedurali. Pertanto, il provvedimento che dispone il giudizio abbreviato, emesso successivamente alla scadenza del termine di fase di cui all'art. 303, comma 1, lett. a) c.p.p., ma durante il periodo di sospensione prorogato fino all'11 maggio 2020, non può ritenersi tardivo, essendo stato adottato nel rispetto della disciplina emergenziale.