Cassazione penale Sez. II sentenza n. 30030 del 17 luglio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:30030PEN

Massima

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Il pericolo di reiterazione del reato, desumibile dal comportamento processuale dell'imputato e dalla mancata indicazione di elementi di stabilità personale e sociale, può giustificare l'applicazione della misura cautelare più grave della custodia in carcere, in assenza di alternative idonee a scongiurare il rischio di nuovi delitti della stessa specie. Il giudice è tenuto a motivare in modo esaustivo la scelta della misura cautelare più afflittiva, evidenziando le ragioni per cui le altre misure meno gravose risultano inadeguate nel caso concreto, sulla base di una valutazione complessiva della personalità dell'indagato e delle circostanze del fatto. L'atteggiamento di chiusura e di mancata collaborazione dell'imputato, unito all'assenza di elementi di stabilità personale e sociale, possono costituire indici rilevanti del pericolo di reiterazione del reato, tale da giustificare l'applicazione della custodia cautelare in carcere quale unica misura idonea a tutelare le esigenze cautelari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CASUCCI Giuliano - Presidente

Dott. BARTOLINI Francesco - Consigliere

Dott. GENTILE Domenico - Consigliere

Dott. PRESTIPINO Antonio - Consigliere

Dott. TADDEI Margherita B. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) SV. AN. , N. IL (OMESSO);

avverso ORDINANZA del 20/02/2009 TRIB. LIBERTA' di BOLOGNA;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dr. BARTOLINI FRANCESCO;

sentite le conclusioni del P.G. Dr. GALASSO Aurelio, che ha chiesto il rigetto del ricorso;

sentito l'avv. Sofi Vincenzo, del Foro di Roma, che si e' riportato ai motivi di ricorso.

IL FATTO ED I MOTIVI DEL RICORSO PER CASSAZIONE

Il …

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