Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33274 del 29 luglio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:33274PEN

Massima

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Il reato di diffamazione a mezzo stampa è integrato dalla pubblicazione di espressioni offensive e lesive della reputazione altrui, anche se effettuata in forma anonima o attraverso l'utilizzo di uno pseudonimo, qualora l'autore della condotta possa essere comunque identificato in base agli elementi probatori acquisiti. L'esimente della provocazione, prevista dall'art. 599 c.p., non opera quando il comportamento della persona offesa, pur essendo critico, non integra un "fatto ingiusto" idoneo a giustificare la reazione diffamatoria. La pena detentiva per il reato di diffamazione è congrua e proporzionata rispetto alla gravità della condotta, nonché adeguata a realizzare le finalità rieducative della sanzione penale, anche quando siano state riconosciute le attenuanti generiche in favore dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silva - rel. Consigliere

Dott. BRUNO Paolo A. - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 25/06/2015 della CORTE APPELLO di TORINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udito in PUBBLICA UDIENZA del 29/03/2016, la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa SILVANA DE BERARDINIS;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. DI LEO GIOVANNI, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza in data 25.6.15 la Corte di Appello di Torino confermava la sentenza…

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