Il reato permanente di partecipazione ad associazione di stampo mafioso, anche se iniziato in epoca di minore età dell'indagato, costituisce un'entità giuridica unitaria che non può essere frazionata in base al raggiungimento della maggiore età, essendo rilevanti ai fini della valutazione della gravità indiziaria anche i fatti commessi durante il periodo di minore età. Pertanto, il giudice ordinario può legittimamente valorizzare, ai fini della prova del raggiungimento della soglia della gravità indiziaria, i fatti storici relativi al periodo attribuito dal giudice per le indagini preliminari alla competenza della magistratura minorile, non essendo necessario che i gravi indizi riguardino tutti i singoli segmenti temporali in cui si articola il reato permanente. L'onere di dimostrare la cessazione del vincolo associativo grava sulla difesa, non essendo sufficiente l'allegazione di elementi indicativi di un eventuale conflitto con la cosca, in assenza di positivi riscontri di un effettivo recesso dall'associazione.