La contraffazione non grossolana di una patente di guida rilasciata da uno Stato estero non appartenente all'Unione Europea integra il reato di falso materiale di cui agli articoli 477 e 482 del codice penale, anche quando non ricorrano le condizioni di validità del documento ai fini della conduzione di un veicolo nel territorio nazionale. Ciò in quanto la nozione di "uso di atto falso" comprende qualsiasi modo di avvalersi del falso documento per uno scopo conforme alla natura dell'atto, essendo sufficiente la semplice esibizione del documento falso, quale che sia il significato che il soggetto intenda attribuire all'atto in esso contenuto. La patente straniera, infatti, ha un suo rilievo giuridico come autorizzazione alla guida e una sua valenza intrinseca probatoria, a prescindere dal suo abbinamento con altri requisiti o atti, come dimostrato dalla diversa sanzione prevista per la circolazione senza permesso internazionale o traduzione ufficiale rispetto alla guida senza patente. Pertanto, il documento di guida esibito, pur in assenza dei requisiti per la sua validità ai fini della circolazione stradale in Italia, era pienamente idoneo ad ingannare la fede pubblica, non solo per la sua apparente corrispondenza ad un documento genuino, ma in quanto il contenuto del titolo, funzionale all'abilitazione alla guida, esplicava concreti effetti sulla funzione documentale e sul suo valore probatorio.