Cassazione penale Sez. V sentenza n. 19363 del 17 maggio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:19363PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) può essere integrato anche attraverso condotte realizzate mediante l'utilizzo di strumenti informatici o telematici, come la pubblicazione reiterata di messaggi, foto o video a contenuto minaccioso o denigratorio sui social network, qualora tali condotte siano idonee a cagionare nella vittima un perdurante stato di ansia e di timore per la propria incolumità, costringendola a modificare le proprie abitudini di vita. A tal fine, non è necessario che le espressioni intimidatorie siano pronunciate in presenza della persona offesa, essendo sufficiente che questa ne venga a conoscenza anche attraverso altri mezzi, purché risulti la volontà dell'agente di produrre l'effetto intimidatorio. Inoltre, il delitto di diffamazione (art. 595 c.p.) non può essere giustificato dall'esercizio del diritto di critica politica quando le espressioni utilizzate costituiscano mere contumelie, prive di qualsiasi riferimento a questioni di interesse pubblico, e siano pertanto prive del requisito della continenza del linguaggio. Infine, il diniego delle circostanze attenuanti generiche e la determinazione della pena, se adeguatamente motivati sulla base della gravità e reiterazione delle condotte, non sono sindacabili in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico V. S - rel. Consigliere

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 26/06/2020 della CORTE APPELLO di MESSINA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ENRICO VITTORIO STANISLAO SCARLINI;
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. FILIPPI Paola, che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 26 giugno 2020, la Corte di appello di Messina confermava la …

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