Il provvedimento amministrativo di sospensione dell'attività commerciale adottato a seguito di segnalazione di somministrazione di bevande alcoliche a minori può essere legittimamente revocato in autotutela dall'amministrazione procedente, determinando così la cessazione della materia del contendere e l'improcedibilità del ricorso giurisdizionale proposto avverso il medesimo provvedimento, in assenza di ulteriore interesse del ricorrente alla definizione del giudizio. In tali casi, le spese di giudizio sono integralmente compensate tra le parti, ad eccezione del contributo unificato, posto a carico dell'amministrazione comunale intimata. Il principio di diritto che emerge dalla sentenza è che l'amministrazione può revocare in autotutela un provvedimento sanzionatorio di sospensione dell'attività commerciale, qualora vengano meno i presupposti che ne avevano giustificato l'adozione, determinando così la cessazione della materia del contendere e l'improcedibilità del ricorso giurisdizionale proposto avverso il medesimo provvedimento. In tali ipotesi, le spese di giudizio sono compensate tra le parti, ad eccezione del contributo unificato, che rimane a carico dell'amministrazione procedente. La massima evidenzia come l'autotutela amministrativa, intesa come potere di riesame e di annullamento d'ufficio dei propri provvedimenti illegittimi o inopportuni, rappresenti uno strumento fondamentale per garantire la legalità e l'efficienza dell'azione amministrativa. Essa consente all'amministrazione di correggere i propri errori, ripristinando la legittimità dell'azione e tutelando così gli interessi pubblici e privati coinvolti. La compensazione delle spese di giudizio, salvo il contributo unificato, costituisce una conseguenza logica della cessazione della materia del contendere, in quanto l'annullamento in autotutela del provvedimento impugnato rende privo di ulteriore interesse il ricorso giurisdizionale. La massima riflette, inoltre, il principio di economia processuale, in base al quale il giudice deve evitare di pronunciarsi su questioni divenute prive di interesse per le parti a seguito di fatti sopravvenuti. Ciò consente di concentrare l'attività giurisdizionale sui soli casi effettivamente controversi, garantendo un più efficiente impiego delle risorse pubbliche.