Il delitto di estorsione si configura quando l'agente, mediante violenza o minaccia, costringe il soggetto passivo a dare, fare od omettere qualcosa al fine di conseguire un ingiusto profitto, inteso come qualsiasi utilità patrimoniale o non patrimoniale. L'ingiustizia del profitto sussiste quando l'utilità che l'agente si propone di ottenere non gli è dovuta, ma è il risultato della condotta illecita posta in essere. Pertanto, il delitto di estorsione è integrato anche quando l'agente, attraverso metodi tipicamente mafiosi, impedisce il perfezionamento di una compravendita immobiliare o costringe un impresario di pompe funebri a rinunciare a parte del compenso pattuito, al fine di mantenere il controllo del territorio e rafforzare il potere dell'associazione criminale di riferimento, realizzando così un vantaggio giuridicamente apprezzabile, seppur non di natura strettamente patrimoniale, a danno della vittima. La sussistenza degli elementi costitutivi del delitto di estorsione non è esclusa dalla circostanza che l'utilità conseguita dall'agente sia destinata a terzi o a scopi diversi dal proprio arricchimento personale.