Cassazione penale Sez. II sentenza n. 30957 del 20 luglio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:30957PEN

Massima

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Il dolo del reato di falsità ideologica in atto pubblico non può essere presunto, ma deve essere accertato sulla base di elementi probatori che dimostrino la volontà dell'agente di redigere un atto pubblico contenente dichiarazioni false, consapevole della sua idoneità a trarre in inganno. Tuttavia, tale elemento soggettivo può essere desunto anche dalla condotta complessiva dell'imputato, come l'omissione di circostanze rilevanti nel verbale di rinvenimento rispetto a quanto riportato in altri atti interni, qualora ciò sia finalizzato a celare un precedente comportamento illecito, come l'appropriazione indebita dell'oggetto trovato. Inoltre, la mancata menzione nel verbale di rinvenimento di un elemento essenziale, come il fatto di aver gettato via l'oggetto rinvenuto perché ritenuto logoro e maleodorante, può integrare il dolo del reato di falsità ideologica, qualora tale circostanza risulti inverosimile o smentita dalle prove acquisite, in quanto l'agente potrebbe aver confidato nell'acquiescenza della persona offesa per evitare di rendere conto del suo operato. Pertanto, il giudice di merito può ritenere integrato il dolo del reato di falsità ideologica in atto pubblico sulla base di una valutazione complessiva degli elementi di prova, senza necessità di una confessione espressa dell'imputato, purché la motivazione sia logica e coerente. Analogamente, il reato di peculato può essere configurato anche in assenza di una vera e propria appropriazione dell'oggetto, qualora l'agente, pur avendone avuto la disponibilità per ragioni d'ufficio, ne abbia omesso la menzione nel verbale di rinvenimento al fine di sottrarsi ai doveri di custodia e restituzione, confidando nell'assenza di controlli incrociati tra i diversi atti redatti. In tali ipotesi, la mancata assunzione di prove testimoniali indicate dalla difesa non costituisce una violazione del diritto di difesa, qualora il giudice abbia adeguatamente motivato sulla superfluità di tali prove ai fini della decisione, in ragione delle risultanze già acquisite.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIANDANESE Franco - Presidente

Dott. TADDEI Margherita B. - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamil - rel. Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - Consigliere

Dott. ARIOLLI Giovanni - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 20/10/2015 della Corte d'appello di Palermo;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. Piercamillo Davigo;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale, che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile;
udito per l'imputato l'Avv. (OMISSIS), che ha con…

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