Cassazione penale Sez. II sentenza n. 1436 del 15 gennaio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:1436PEN

Massima

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Il giudice di prevenzione, nell'applicare una misura di prevenzione personale, deve valutare la pericolosità sociale attuale e concreta del soggetto sulla base di specifici elementi sintomatici, senza poter fondare tale valutazione su mere ipotesi o su elementi già esclusi in sede penale. La motivazione del provvedimento deve dare conto in modo esaustivo di tutti i profili rilevanti, senza omettere o travisare il contenuto degli atti processuali. Analogamente, l'applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale richiede una puntuale verifica della sproporzione tra il valore dei beni e i redditi o l'attività economica del soggetto, senza poter desumere tale sproporzione da meri indizi o illazioni. Il giudice di legittimità, in sede di impugnazione, può sindacare solo la violazione di legge, non potendo invece riesaminare nel merito le valutazioni di fatto operate dal giudice di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Antonio - Presidente

Dott. DAVIGO P. - Consigliere

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

Dott. CARRELLI PALOMBI Roberto - Consigliere

Dott. DI MARZIO Fabrizi - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso il decreto della Corte d'appello di Milano in data 6.5.2013;

Sentita la relazione della causa fatta dal consigliere Dott. DAVIGO Piercamillo;

Letta la requisitoria del sostituto procuratore generale, il quale ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile.

RITENUTO IN FATTO

1. Con decreto del 14.2.2012 la Corte di Appello di Milano, a seguito di appello del proposto (OMISSIS), confermava il decreto e…

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