Cassazione penale Sez. V sentenza n. 17034 del 23 aprile 2024

ECLI:IT:CASS:2024:17034PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) si configura quando la condotta dell'agente, caratterizzata da una tendenziale stabilità di comportamenti molesti, vessatori e minacciosi, cagiona nella vittima un grave e perdurante stato di ansia o di paura, anche in assenza di certificazioni mediche, purché tale turbamento psicologico emerga dalle dichiarazioni della persona offesa, dai suoi comportamenti conseguenti e dalla stessa condotta dell'imputato. Il delitto di atti persecutori concorre con quello di diffamazione (art. 595 c.p.) anche quando le modalità della condotta diffamatoria esprimono le molestie reiterate costitutive del reato di cui all'art. 612-bis c.p., a condizione che l'espressione utilizzata, pur potendo considerarsi insostituibile nella manifestazione del pensiero critico, trasmodi nella gratuita ed immotivata aggressione dell'altrui reputazione, in ragione dell'architettura complessiva del messaggio diffamatorio, idoneo a indurre ulteriori reazioni scomposte nei confronti della persona offesa. L'accertamento tecnico sulla titolarità dell'indirizzo IP da cui risultano spediti i messaggi offensivi non è necessario ai fini dell'affermazione della responsabilità per il delitto di diffamazione, purché il profilo social utilizzato sia attribuibile all'imputato sulla base di elementi logici, desumibili dalla convergenza di plurimi e precisi dati indiziari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta da:

Dott. DE MARZO Giuseppe - Presidente

Dott. CANANZI Francesco - Consigliere

Dott. BIFULCO Daniela - Relatore

Dott. GIORDANO Rosaria - Consigliere

Dott. MAURO Anna - Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Di.Fo. nato a E il Omissis
avverso la sentenza del 28/06/2023 della CORTE APPELLO di PALERMO
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere DANIELA BIFULCO;
lette le conclusioni del Sostituto Procuratore generale LUCIA ODELLO, la quale ha chiesto pronunciarsi il rigetto del ricorso.
Ritenuto in fatto
1. Con sentenza indicata in epigrafe, la Corte d'appello di Palermo ha confermato il provvedimento di primo grado, che ha dichiarato Di.Fo. responsabile del delitto di atti persecutori, aggravato ai sensi dell&…

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