Il falso materiale e ideologico nella richiesta di prestazioni assistenziali e previdenziali, realizzato mediante artifici e raggiri consistenti nella denuncia di un fittizio rapporto di lavoro in agricoltura, integra il reato di concorso in truffa aggravata, essendo sufficiente, ai fini della prova della paternità della richiesta, il riscontro della identità calligrafica della firma apposta sulla domanda con altra sottoscrizione certamente riferibile all'imputato, senza necessità di perizia grafica, in applicazione del principio della libertà della prova e del libero convincimento del giudice. L'effettivo incasso delle somme indebitamente percepite, attestato dalla data di valuta, costituisce prova evidente della consapevolezza dell'imputato circa l'illiceità della sua condotta, anche laddove il presunto datore di lavoro abbia coinvolto in analoghi episodi un numero considerevole di braccianti agricoli, essendo il suo ruolo di mero prestanome, verosimilmente dietro compenso, adeguatamente delineato nella motivazione della sentenza.