Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 3567 del 14 marzo 1990
ECLI:IT:CASS:1990:3567PEN
Massima
Massima ufficiale
In tema di impugnazioni penali, l'esercizio del potere di cognizione del giudice competente non viene precluso dal sopravvenire (rispetto alla valida dichiarazione d`impugnazione) di una causa di inammissibilita` (nella specie: mancata presentazione dei motivi di ricorso) - come tale non ostativa alla costituzione del rapporto processuale - bensi` risulta circoscritto dall'ambito di operativita` dell'art. 152 codice procedura penale 1930 (art. 129 codice procedura penale 1988). siffatto potere, per effetto della normativa transitoria ex art. 245, in relazione all'art. 254, decreto legislativo 28 luglio 1988, n. 271, risulta anch`esso regolamentato dall'obbligo del giudice di dare ingresso - nei processi che proseguono con le norme anteriormente vigenti - soltanto alle formule terminative tassativamente previste dal nuovo codice di rito (art. 530). Tale non e` piu` la formula di proscioglimento per "insufficienza di prove" la cui permanenza, in sede di controllo di legittimita`, deve essere ritenuta "contra legem" a causa dello "jus superveniens". donde l'obbligo della sua sostituzione con una delle formule terminative previste dall'art. 530 codice procedura penale 1988, da individuarsi in relazione alla ragione del dubbio espressa nella impugnata sentenza. (conf s.u. (ud) 2 febbraio 1990 - saviano).
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