Cassazione penale Sez. I sentenza n. 44663 del 20 novembre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:44663PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La continuazione tra reati, ai sensi dell'art. 81 comma 2 c.p., non opera in modo automatico tra il reato associativo e i reati-fine, ma richiede la dimostrazione di un preventivo, non generico ed unitario disegno criminoso che tenga avvinti tutti i reati commessi. Pertanto, la mera appartenenza dell'imputato a un'associazione mafiosa che si dedica anche al traffico di droga non è sufficiente a riconoscere la continuazione tra il reato associativo e i successivi reati di droga, qualora questi ultimi siano stati commessi in maniera autonoma, senza apprezzabili collegamenti con l'attività del sodalizio criminoso e senza la contestazione dell'aggravante di cui all'art. 7 L. 203/1991. La continuazione tra reati deve essere valutata caso per caso, tenendo conto della concreta unitarietà del disegno criminoso, della prossimità temporale e della omogeneità dei fatti, elementi che devono essere specificamente dimostrati e non possono essere desunti in via meramente presuntiva dalla mera appartenenza dell'imputato all'associazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. CORRADINI Grazia - Consigliere

Dott. ZAMPETTI Umberto - rel. Consigliere

Dott. BRICCHETTI Renato - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) D'. GI. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 127/2008 CORTE APPELLO di CATANZARO, del 06/10/2008;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. UMBERTO ZAMPETTI;

lette le conclusioni del PG Dott. Ciampoli Luigi che ha richiesto declaratoria di inammissibilita' del ricorso.

OSSERVA

1. Con ordinanza in data 06.10.2008 la Corte d'appello di Catanzaro, in funzione di giudice dell'esec…

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