Il giudizio di compatibilità paesaggistica di un'opera costituisce un provvedimento amministrativo connotato da ampia discrezionalità tecnico-valutativa, finalizzato a preservare l'ambito territoriale vincolato nel quale si colloca l'intervento, in considerazione delle effettive condizioni dell'area e degli indirizzi e prescrizioni della normativa di settore. Tale valutazione è sindacabile in sede giurisdizionale esclusivamente sotto i profili della logicità, coerenza e completezza della motivazione, nonché della correttezza del criterio tecnico e del procedimento applicativo, fermo restando il limite della relatività delle valutazioni scientifiche. L'Amministrazione, nel motivare il diniego dell'autorizzazione paesaggistica, può legittimamente richiamarsi alle conclusioni espresse dall'organo consultivo competente, purché tale rinvio non si ponga come mera dismissione del potere di decidere, ma sia il frutto di una precisa ed espressa condivisione delle ragioni già addotte. La qualificazione di "pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza" di un impianto alimentato da fonte rinnovabile, ai sensi dell'art. 12 d.lgs. n. 387/2003, è un effetto dell'acquisizione dell'autorizzazione unica e non può essere riconosciuta in assenza di tale provvedimento, dovendo comunque essere contemperata con le esigenze di tutela dell'ambiente e del patrimonio paesaggistico.