Il pubblico ufficiale che attesta falsamente, in un atto pubblico relativo all'attività di servizio, circostanze di fatto non rispondenti al vero, commette il reato di falso ideologico, a prescindere dalla natura interna dell'atto e dalla finalità di rendicontazione dell'attività svolta, in quanto l'atto pubblico ha anche la funzione di attestare l'effettiva esecuzione dell'ordine e la regolarità dello svolgimento delle operazioni cui il pubblico ufficiale è addetto. La valutazione della credibilità delle dichiarazioni testimoniali e della coerenza interna della motivazione della sentenza rientra nel sindacato di legittimità della Corte di Cassazione solo ove si evidenzino vizi logici o manifeste illogicità, non essendo consentito un riesame del merito della vicenda processuale. L'applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, di recente introduzione, è esclusa quando la pena edittale prevista per il reato contestato supera il limite dei cinque anni di reclusione.