Cassazione penale Sez. V sentenza n. 5628 del 5 febbraio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:5628PEN

Massima

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Il reato di violenza privata, di cui all'art. 610 c.p., si configura quando l'agente, con minacce o violenza, costringe taluno a fare, tollerare od omettere qualcosa, anche in assenza di un fine specifico, essendo sufficiente la mera volontà di limitare la libertà di autodeterminazione della persona offesa. La gravità della condotta, ai fini del diniego delle attenuanti generiche, può essere desunta dalla modalità insidiosa dell'aggressione, come nel caso di una donna dedita alla prostituzione, nonché dalla sua reiterazione nel tempo, senza che assuma rilievo determinante l'incensuratezza dell'imputato. La valutazione della credibilità della persona offesa, anche in assenza di riscontri esterni immediati, deve tenere conto delle concrete possibilità percettive del teste, senza che l'omissione di dettagli in dichiarazioni rese nell'immediatezza dei fatti possa inficiare in modo decisivo l'attendibilità complessiva del suo racconto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DUBOLINO Pietro - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato in (OMISSIS);

avverso la sentenza del 12/11/2013 della Corte d'Appello di Bologna;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ZAZA Carlo;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. CORASANITI Giuseppe, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

Con la sentenza impugnata veniva confermata la sentenza del Giudice …

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