Cassazione penale Sez. V sentenza n. 34550 del 6 agosto 2014

ECLI:IT:CASS:2014:34550PEN

Massima

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Il reato di tentata violenza privata (art. 610 c.p.) è configurabile anche quando il comportamento minaccioso dell'agente sia stato posto in essere nella convinzione, fondata o meno, di esercitare una pretesa giuridicamente rilevante, purché tale condotta sia idonea a ingenerare nella vittima un fondato timore di subire un male ingiusto, senza che sia necessario che la stessa ne risulti effettivamente condizionata nella sua libertà di autodeterminazione. Tuttavia, qualora le medesime minacce siano state poste in essere al fine di indurre la vittima a tenere un determinato comportamento, esse devono ritenersi assorbite nella più grave fattispecie di tentata violenza privata, non potendo dar luogo a un autonomo reato di minaccia. In tali casi, il giudice di merito, nel rideterminare la pena, dovrà defalcare dalla sanzione complessivamente irrogata la quota parte riferibile ai reati di minaccia, facendo salvi gli aumenti per le ulteriori ipotesi di reato ritenute.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SAVANI Piero - Presidente

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - rel. Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinando - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza emessa il 22/02/2013 dalla Corte di appello di Lecce;

visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Dott. MICHELI Paolo;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. PINELLI Mario, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita', in subordine il rigetto, del ricorso;

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