Cassazione penale Sez. II sentenza n. 26799 del 1 luglio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:26799PEN

Massima

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Il delitto di estorsione tentata si configura quando l'agente, mediante minaccia finalizzata a conseguire un ingiusto profitto, tenta di costringere la vittima a rinunciare a un proprio diritto patrimoniale, anche qualora la minaccia non abbia determinato l'effettiva dazione o promessa di denaro o altra utilità. La valutazione della gravità e dell'idoneità della minaccia a piegare la volontà della vittima deve essere effettuata in concreto, tenendo conto di tutti gli elementi emersi nel processo, senza che assuma rilievo decisivo la circostanza che la vittima non si sia effettivamente fatta intimorire. Inoltre, la presenza di elementi di riscontro esterni alle dichiarazioni della parte offesa, come la convergenza con le deposizioni di un teste terzo e disinteressato, rafforza la credibilità e attendibilità della ricostruzione dei fatti operata dal giudice di merito, il cui apprezzamento non può essere sindacato in sede di legittimità se sorretto da motivazione congrua ed esente da vizi logici evidenti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Antonio - Presidente

Dott. GENTILE Domenico - Consigliere

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

Dott. MANNA Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) NA. GI. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 05/06/2008 CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. GENTILE DOMENICO;

Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.

Il Difensore ha concluso chiedendo l'accoglimento dei motivi di ricorso.

CONSIDERATO IN FAT…

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