Il reato di resistenza a pubblico ufficiale si configura quando la condotta dell'imputato, diretta a evitare il controllo da parte degli agenti e l'accertamento di violazioni al codice della strada, come la guida senza patente, sia caratterizzata dalla precisa volontà di forzare il posto di blocco, opponendosi con violenza all'intimazione di fermarsi. A tal fine, è sufficiente che gli agenti abbiano segnalato in modo idoneo la loro presenza e reso visibile l'ordine di fermare l'autoveicolo, a prescindere dall'effettiva possibilità di impedire la fuga. Inoltre, la dinamica dell'incidente, come la sola rottura di parti dell'auto di servizio, non esclude necessariamente l'elemento psicologico del reato, potendo essere compatibile con la volontà dell'imputato di opporsi ai carabinieri. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, deve considerare complessivamente il quadro probatorio, senza essere vincolato a una ricostruzione alternativa prospettata dalla difesa, purché la motivazione sia logica e coerente con le risultanze processuali.