La conferma implicita delle tariffe comunali dell'imposta di pubblicità, già legittimamente maggiorate in precedenza ai sensi dell'art. 11, comma 10, della legge n. 449 del 1997, non è preclusa dall'abrogazione di tale disposizione ad opera dell'art. 23, comma 7, del d.l. n. 83 del 2012, in quanto l'effetto abrogativo non si estende retroattivamente alle tariffe già deliberate prima dell'entrata in vigore della norma abrogativa, le quali restano valide e applicabili, pur in assenza del potere di disporre ulteriori aumenti. L'art. 1, comma 739, della legge n. 208 del 2015, di interpretazione autentica della norma abrogativa, non ha carattere innovativo ma si limita a chiarire che l'abrogazione non travolge le maggiorazioni tariffarie legittimamente deliberate in precedenza, le quali non si convertono automaticamente in tariffe base ma possono essere confermate o ridotte discrezionalmente dall'ente locale, senza che ciò determini una discriminazione a danno degli enti che non avevano precedentemente aumentato le tariffe. La conferma implicita delle tariffe maggiorate, pur essendo suscettibile di sindacato giurisdizionale, non è preclusa dalla sopravvenuta impossibilità di deliberare ulteriori aumenti, in quanto tale facoltà era già stata esercitata legittimamente in precedenza.