Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13192 del 8 aprile 2010

ECLI:IT:CASS:2010:13192PEN

Massima

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Il giudice, nel determinare la pena per il reato di diffamazione e minaccia in continuazione, deve applicare correttamente l'istituto della continuazione, computando l'aumento di pena previsto dall'art. 81 comma 2 c.p. sulla pena base del reato più grave, anziché limitarsi a riconoscere le attenuanti generiche e indicare il solo cumulo complessivo della pena. L'erronea applicazione dell'istituto della continuazione, che comporta l'omissione dell'aumento di pena, determina l'annullamento della sentenza con rinvio al giudice di merito per la corretta rideterminazione della sanzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Trieste;

avverso la Sentenza del Giudice di Pace di Udine del 18.5.2009;

nel proc. carico di:

BE. So. , nata l'(OMESSO);

sentita la Relazione svolta dal Cons. Dott. Gian Giacomo Sandrelli;

Sentite le requisitorie del Procuratore Generale (nella persona del Cons. Dott. Febbraio Giuseppe che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso.

IN …

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