Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 22199 del 7 giugno 2007

ECLI:IT:CASS:2007:22199PEN

Massima

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Il reato di abuso d'ufficio di cui all'art. 323 c.p. richiede la sussistenza di una "doppia ingiustizia": l'illegittimità della condotta del pubblico ufficiale e l'ingiustizia dell'evento di vantaggio patrimoniale o di danno che ne deriva. Pertanto, affinché possa configurarsi il reato, è necessario che il vantaggio conseguito dal privato sia non solo il risultato di un atto illegittimo, ma anche contrario all'ordinamento giuridico. Tuttavia, qualora l'azione amministrativa del pubblico ufficiale sia stata orientata primariamente al perseguimento di un interesse pubblico riconosciuto dall'ordinamento, pur in presenza di una violazione di legge e di un vantaggio per il privato, deve escludersi la sussistenza del dolo intenzionale richiesto per la configurazione del reato, in quanto l'evento di vantaggio o danno non costituisce l'obiettivo primario perseguito dall'agente. In tali casi, la realizzazione dell'interesse pubblico prevale sulla concomitante realizzazione di un vantaggio per il privato, che assume rilievo meramente accessorio e non determina l'integrazione del reato di abuso d'ufficio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. AGRO' Antonio - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) PROCURATORE GENERALE CORTE D'APPELLO CATANIA;

2) COMUNE DI ((omissis));

avverso SENTENZA del 05/07/2006 CORTE APPELLO di CATANIA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. CARCANO DOMENICO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GALATI Giovanni, che ha concluso per l'annullamento con rinvio;

udito per la parte …

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