Il reato di minaccia aggravata dall'uso dell'arma, commesso da una guardia giurata in servizio presso un ospedale nei confronti di un soggetto estraneo alla propria attività lavorativa, è procedibile d'ufficio e non richiede l'accertamento della sussistenza della querela. La valutazione della credibilità dei testimoni e dell'attendibilità delle dichiarazioni rese rientra nell'ambito del giudizio di merito rimesso al prudente apprezzamento del giudice di appello, la cui motivazione non può essere sindacata in sede di legittimità se non in caso di manifesta illogicità. Il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche è rimesso alla discrezionalità del giudice, il quale deve fornire adeguata motivazione in relazione agli elementi indicati dall'art. 133 c.p. che ritiene prevalenti e idonei a determinare o meno la concessione del beneficio, tenendo conto della gravità del fatto, delle modalità della condotta, del luogo di commissione del reato e dell'utilizzo dell'arma da parte di un soggetto abilitato al suo porto per ragioni professionali.