Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6061 del 12 febbraio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:6061PEN

Massima

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La circostanza aggravante di cui all'art. 7 del D.L. n. 152 del 1991, convertito in L. n. 203 del 1991, relativa all'utilizzo del "metodo mafioso", ha natura oggettiva e si trasmette a tutti i concorrenti nel reato, a prescindere dalla loro effettiva consapevolezza o partecipazione alle attività illecite dell'associazione criminale. Ai fini della sua configurabilità, è sufficiente che la violenza o la minaccia richiamino alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo la forza intimidatrice tipicamente mafiosa, senza che sia necessario dimostrare l'esistenza di un'associazione per delinquere. La sussistenza di tale aggravante può essere desunta dalle particolari modalità esecutive del reato, caratterizzate da premeditazione e modus operandi tipico della criminalità organizzata, nonché dal contesto di "clima di timore e omertà diffusa" in cui il fatto è maturato, a prescindere dalla posizione e dal ruolo specifico rivestito dai singoli concorrenti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfre - rel. Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS), e da (OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza pronunciata dalla corte di appello di Torino il 29.9.2014;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed i ricorsi;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. GUARDIANO Alfredo;
udito il pubblico ministero nella persona del sostituto procuratore generale Dott. PINELLI Mario, che ha concluso per l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata, limitatamente alla ritenuta sussistenza della circostanza ag…

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