Il giudice, valutata l'infermità di mente abituale e la totale incapacità di autodeterminazione della persona, nonché l'inadeguatezza della misura dell'amministrazione di sostegno, dichiara l'interdizione della stessa, quale misura più idonea a garantirne la tutela e la protezione, in considerazione della gravità e della cronicità della patologia psichiatrica, dell'assenza di coscienza di malattia, del contesto familiare fortemente repressivo e della conseguente impossibilità per l'amministratore di sostegno di provvedere efficacemente alla cura della salute e degli interessi della beneficiaria. La pronuncia di interdizione, in presenza di infermità mentale abituale che rende il soggetto incapace di provvedere ai propri interessi, è misura necessaria e proporzionata laddove l'amministrazione di sostegno si riveli inidonea a realizzare la piena tutela della persona, consentendo al tutore di compiere ogni atto di ordinaria e straordinaria amministrazione nell'interesse dell'interdetto, al fine di evitare che questi compia atti pregiudizievoli per sé e per gli altri.