Il provvedimento di revoca dell'assegnazione di suoli da parte della pubblica amministrazione, che costituisce il presupposto per il rilascio di permessi di costruire, legittima l'esercizio del potere di autotutela da parte dell'amministrazione comunale per l'annullamento di tali permessi, anche in assenza di una specifica previsione normativa, in quanto tale potere si evince dai principi generali. L'irrevocabilità del permesso di costruire, prevista dall'art. 11, co. 2, DPR n. 380/2001, discende dalla natura istantanea dell'efficacia dell'atto e non dalla sua natura vincolata, di modo che il venir meno del presupposto su cui il permesso si fondava (l'assegnazione del suolo) legittima l'annullamento d'ufficio dello stesso, senza che ciò integri una violazione dell'art. 21-nonies l. n. 241/1990. La convenzione di assegnazione dei suoli, ancorché accessoria ad un provvedimento amministrativo, ha natura di contratto con effetti reali, di modo che l'art. 56 d.lgs. n. 159/2011 sulla sospensione dell'esecuzione dei contratti in pendenza di sequestro non trova applicazione, atteso che il trasferimento del diritto reale sul suolo è già avvenuto. Pertanto, l'inadempimento delle obbligazioni pecuniarie previste nella convenzione legittima la revoca sanzionatoria dell'assegnazione dei suoli da parte della pubblica amministrazione, senza che rilevi la sospensione dell'esecuzione del contratto per effetto del sequestro antimafia, né la successiva offerta di adempimento da parte dell'amministratore giudiziario.