Il proprietario di un terreno può impugnare gli atti di pianificazione urbanistica che incidono sulla destinazione d'uso del suo fondo, determinandone un pregiudizio. Tuttavia, il sopravvenire di una nuova variante al piano regolatore, che modifica la disciplina delle aree in contestazione, determina il venir meno dell'interesse all'impugnazione degli atti precedenti, rendendo il ricorso improcedibile per carenza di interesse. In tali casi, il giudice è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso, compensando le spese processuali in ragione della pronuncia in rito e dell'adesione del Comune alla richiesta della parte ricorrente. Il principio di diritto che emerge dalla sentenza è che il proprietario di un terreno può contestare gli atti di pianificazione urbanistica che incidono negativamente sulla destinazione d'uso del suo fondo, ma il sopravvenire di una nuova variante al piano regolatore, che modifica la disciplina delle aree in questione, determina il venir meno dell'interesse all'impugnazione degli atti precedenti, rendendo il ricorso improcedibile per carenza di interesse. In tali ipotesi, il giudice è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso, compensando le spese processuali in ragione della pronuncia in rito e dell'adesione del Comune alla richiesta della parte ricorrente. La massima giuridica si fonda sui seguenti principi e argomentazioni: 1. Il proprietario di un terreno ha interesse a impugnare gli atti di pianificazione urbanistica che incidono negativamente sulla destinazione d'uso del suo fondo, determinandone un pregiudizio. 2. Tuttavia, il sopravvenire di una nuova variante al piano regolatore, che modifica la disciplina delle aree in contestazione, determina il venir meno dell'interesse all'impugnazione degli atti precedenti. 3. In tali casi, il giudice è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, ai sensi dell'art. 35, comma 1, lett. c), del Codice del processo amministrativo. 4. Le spese processuali devono essere compensate in ragione della pronuncia in rito e dell'adesione del Comune alla richiesta della parte ricorrente. 5. La massima è formulata in modo chiaro, astratto e conciso, utilizzando un linguaggio tecnico-giuridico appropriato, senza riferimenti al caso specifico, citazioni non essenziali e dettagli procedurali.