Il sequestro preventivo di beni mobili e immobili può essere disposto dal giudice, su richiesta del pubblico ministero, nei confronti di soggetti indagati per reati di cui alla Legge n. 74 del 2000, articolo 3, quando sussistano gravi indizi di colpevolezza e vi sia il pericolo di fuga o di dispersione del patrimonio. Tale misura cautelare reale, prevista dall'articolo 322-ter del codice penale e dalla Legge n. 306 del 1992, articolo 12-sexies, mira a impedire la sottrazione o la dispersione di beni che potrebbero essere confiscati in caso di condanna, garantendo così l'effettività della successiva confisca obbligatoria. Il giudice, nel disporre il sequestro, deve valutare la sussistenza dei presupposti di legge, ossia l'esistenza di gravi indizi di colpevolezza in relazione ai reati contestati e il pericolo di fuga o di dispersione del patrimonio, motivando adeguatamente la propria decisione. Il provvedimento di sequestro preventivo, essendo una misura cautelare reale, può essere impugnato con ricorso per cassazione da parte degli indagati, i quali possono contestarne la legittimità e la proporzionalità rispetto alle esigenze cautelari. Tuttavia, la rinuncia al ricorso da parte degli indagati comporta l'inammissibilità dello stesso, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.