Il divieto di rinnovo dei contratti di appalto scaduti, stabilito dall'art. 23 della legge 18 aprile 2005, n. 62, ha valenza generale e preclusiva. Tale divieto, recepito dall'art. 57 del codice dei contratti (d.lgs. 163/2006), esclude che differenti previsioni della lex specialis possano essere interpretate nel senso di consentire, in deroga alle procedure ordinarie di affidamento e attraverso un'elusione del divieto in questione, l'affidamento senza gara dello stesso servizio per ulteriori periodi, attraverso il rinnovo del contratto. L'unica interpretazione ammissibile della clausola del capitolato speciale che riserva all'Amministrazione la facoltà di rinnovare il rapporto è quella che il rinnovo possa avvenire solo nel rigoroso rispetto delle condizioni e dei vincoli tassativi stabiliti dal citato art. 57 del d. lgs. 163/2006. Soltanto osservando tale canone interpretativo si assicura la coerenza dell'ordinamento interno con quello comunitario, che considera il rinnovo o la proroga come un contratto originario. Inoltre, anche laddove la possibilità di proroga sia prevista dalla lex specialis e si ammettesse una deroga al principio del divieto legislativo di rinnovo, tale rapporto tra regola ed eccezione si rifletterebbe sul contenuto della motivazione: se l'Amministrazione opta per l'indizione della gara, nessuna particolare motivazione è necessaria. Infine, considerazioni di eventuale convenienza economica non possono obliterare il fondamentale principio giuridico dell'aggiudicazione dei contratti mediante gara pubblica.