Il contratto di appalto privato, una volta concluso, obbliga le parti al rispetto dei reciproci impegni assunti, imponendo all'appaltatore l'esecuzione dell'opera a regola d'arte e nei termini pattuiti, e al committente il pagamento del corrispettivo concordato. Eventuali vizi o difformità dell'opera realizzata, purché di modesta entità e non tali da pregiudicarne la funzionalità e l'utilizzo, non legittimano la riduzione del prezzo pattuito, ma solo il risarcimento del danno. Il mancato pagamento del corrispettivo da parte del committente non giustifica l'inadempimento dell'appaltatore, il quale può sospendere i lavori solo in presenza di una formale eccezione di inadempimento, senza che ciò comporti il diritto a una penale per il ritardo nella consegna, ove questo non sia stato effettivamente provato. La sentenza che condanna l'appaltatore al pagamento del saldo del corrispettivo, pur avendo già disposto in corso di causa il pagamento di una somma provvisoria ai sensi dell'art. 186-ter c.p.c., assorbe e sostituisce tale provvedimento anticipatorio, senza che possa configurarsi un giudicato su quest'ultimo. La valutazione delle risultanze della consulenza tecnica d'ufficio circa l'esecuzione e i vizi dell'opera rientra nel merito della controversia, insindacabile in sede di legittimità, così come l'interpretazione del contenuto del contratto di appalto e la decisione sulla applicabilità di eventuali penali.