Il Consiglio di Stato, nell'esercizio della propria funzione giurisdizionale, afferma che l'imposizione del vincolo di interesse storico-artistico su un bene immobile, ai sensi della legge n. 1089 del 1939, rientra nell'ambito della discrezionalità tecnica dell'Amministrazione, sindacabile in sede di legittimità solo per vizi di eccesso di potere per errore nei presupposti e per manifesta illogicità. Il giudizio di particolarmente importante interesse storico-artistico di un bene, che legittima l'apposizione del vincolo, può riguardare non solo beni che intrinsecamente presentano tali caratteristiche, ma anche beni che, pur non avendo in sé valore storico-artistico, siano comunque di interesse particolarmente importante in quanto "testimonianza storica", per il loro riferimento alla storia politica, militare, letteraria, artistica e culturale in genere. A tal fine, l'Amministrazione deve dare conto nella motivazione del provvedimento dei presupposti che giustificano tale giudizio di rilevanza, il quale costituisce il frutto di un apprezzamento tecnico-discrezionale sindacabile sotto il profilo della congruità e della logicità della motivazione. Lo stato di degrado o di parziale distruzione di un bene non è di ostacolo all'imposizione del vincolo, essendo il relativo provvedimento volto a impedirne l'ulteriore degrado e a garantire la conservazione del valore residuo, rientrando nella valutazione discrezionale dell'Amministrazione l'accertamento dell'idoneità di quanto rimane dell'opera ad esprimere il valore artistico e storico che si vuole tutelare. Infine, il mancato invio dell'avviso di avvio del procedimento non determina l'illegittimità del provvedimento finale, qualora risulti che il privato interessato sia stato comunque adeguatamente informato e abbia avuto la possibilità di presentare le proprie osservazioni nel corso del procedimento.