Cassazione penale Sez. II sentenza n. 8331 del 24 febbraio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:8331PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando l'agente, mediante minaccia, costringe la vittima a consegnare denaro o altra utilità al fine di conseguire un ingiusto profitto, a prescindere dalla natura della pretesa vantata e dall'entità della somma richiesta. Pertanto, il fatto che la pretesa dell'imputato non fosse tutelabile nelle vie ordinarie e che la somma richiesta non fosse concretamente rivendicabile, non esclude la sussistenza del reato di estorsione, essendo sufficiente che l'agente abbia agito con la finalità di conseguire un ingiusto profitto. Inoltre, la mera prospettazione di una diversa valutazione delle risultanze processuali da parte del ricorrente non integra un vizio di legittimità della motivazione, essendo riservata in via esclusiva al giudice di merito la valutazione degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione. Infine, il sindacato della Corte di Cassazione sulla motivazione è limitato alla verifica dell'esistenza di un logico apparato argomentativo, senza possibilità di una diversa lettura degli elementi di fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GRASSI Aldo - Presidente

Dott. PAGANO Filiberto - Consigliere

Dott. NUZZO Laurenza - Consigliere

Dott. BRONZINI Giuseppe - Consigliere

Dott. CAMPANILE Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

avv. Lena Rodolfo del foro di Firenze nell'interesse di GR. Gi. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza della Corte d'appello di Firenze, sezione prima penale, in data 9.4.2004 confermativa della sentenza del Tribunale di Pisa del 6.2.2003 con la quale il Gr. era stato condannato alla pena di anni tre e mesi quattro di reclusioni piu' euro 172,00 di multa, per il reato di cui all'articolo 629 c.p..

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