La partecipazione ad un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti può essere provata attraverso le dichiarazioni convergenti di più collaboratori di giustizia, anche se non pienamente coincidenti su alcuni aspetti marginali, purché siano adeguatamente riscontrate da altri elementi probatori, come intercettazioni telefoniche e conversazioni che dimostrino rapporti di conoscenza e frequentazione tra l'imputato e gli altri membri del sodalizio, anche se successivi al periodo di appartenenza al gruppo. Tali elementi, pur non essendo di per sé sintomatici dell'appartenenza all'associazione, possono essere valutati come riscontri estrinseci ai sensi dell'art. 192, comma 3, c.p.p. quando risultino qualificati da una abituale o significativa reiterazione e connotati dal necessario carattere individualizzante. Inoltre, l'esclusione della circostanza attenuante del fatto di lieve entità di cui all'art. 73, comma 5, D.P.R. n. 309/1990 richiede una adeguata motivazione, non potendo essere esclusa in ragione della sola tipologia della sostanza stupefacente trattata o della continuità delle cessioni, senza una valutazione complessiva delle concrete modalità di realizzazione del fatto.