Il Comune di Roma non può intimare il rilascio di un alloggio popolare occupato da un soggetto che, pur non avendo un titolo formale di assegnazione, ha pacificamente goduto dell'immobile per oltre venticinque anni, in ragione di una domanda di cambio consensuale dell'alloggio presentata dal precedente assegnatario e mai definita dall'Amministrazione, nonché di una successiva richiesta di voltura del contratto avanzata dal figlio del precedente assegnatario. In tali casi, l'Amministrazione è tenuta a definire preventivamente i procedimenti pendenti relativi all'alloggio, senza poter considerare l'occupante come un mero abusivo, atteso che il prolungato silenzio e l'inerzia dell'Ente hanno impedito all'interessato di conseguire un regolare titolo di legittimazione. Nell'esame di tali procedimenti, l'Amministrazione deve inoltre tenere conto del principio di affidamento oggettivamente suscitato nel precedente assegnatario sulla positiva definizione della domanda di cambio consensuale dell'alloggio. Il ritardo nella comunicazione del rientro nell'alloggio del figlio del precedente assegnatario, pur costituendo una violazione formale della normativa, non incide sulla necessità di definire i procedimenti pendenti, né determina la decadenza dal diritto di subentro, in assenza di accertate comunicazioni non veritiere.