Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12334 del 16 marzo 2018

ECLI:IT:CASS:2018:12334PEN

Massima

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Il reato di minaccia grave di cui all'art. 612 c.p. è un reato di pericolo, per la cui integrazione è sufficiente che la condotta dell'agente sia potenzialmente idonea a incidere sulla libertà morale della persona offesa, a prescindere dall'effettivo verificarsi di un turbamento psichico. Pertanto, le ripetute minacce di morte, anche se riferite a una situazione ipotetica, possono integrare il reato di minaccia grave qualora siano ritenute adeguate a suscitare timore e a ingenerare notevole turbamento psichico nella vittima, concretizzandosi il richiesto condizionamento della sua libertà morale. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche può essere adeguatamente giustificato dalla mancanza di elementi positivamente valutabili in ordine all'attenuazione della gravità della condotta posta in essere e dall'esistenza di precedenti condanne per reati analoghi ai danni della stessa vittima.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO ((omissis)) - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - rel. Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea - Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 13/05/2016 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere EDUARDO DE GREGORIO;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore PICARDI ANTONIETTA;
Il Proc. Gen. conclude per l'inammissibilita'.
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con la sentenza impugnata la Corte d'Appello di Milano ha parzialmente riformato la pronunzia di …

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