Cassazione penale Sez. V sentenza n. 4659 del 30 gennaio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:4659PEN

Massima

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Il reato di minaccia di cui all'art. 612 c.p. non sussiste quando le espressioni utilizzate, pur essendo generiche e potenzialmente idonee a ingenerare un senso di timore, possono essere interpretate come il preannuncio dell'intenzione di adire le vie legali per far cessare un comportamento ritenuto lesivo, non configurandosi in tal caso un minaccia di un ingiusto danno. Il giudice di merito, nell'esercizio del suo potere di apprezzamento della prova, può ritenere che le espressioni utilizzate non integrino gli estremi del reato di minaccia, ove ritenga plausibile l'interpretazione che le stesse siano riferite all'intenzione di agire in via giudiziaria per far cessare una condotta ritenuta molesta o dannosa, senza che ciò comporti un travisamento della prova o una violazione di legge. In tali ipotesi, l'assoluzione dell'imputato per insussistenza del fatto è legittima e non sindacabile in sede di legittimità, ove la motivazione risulti logica e coerente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI TARANTO;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 558/2011 GIUDICE DI PACE di TARANTO, del 12/10/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/12/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MAURIZIO FUMO;

udito il PG in persona del sost. proc. gen. dott. Canevelli P., che ha concluso chiedendo annullamento con rinvio;

udito il dife…

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