Il reato di minaccia, in quanto direttamente lesivo della sfera dei diritti fondamentali della persona umana, come il diritto alla libertà morale, produce eo ipso un danno morale in capo al soggetto passivo dell'azione delittuosa, il cui risarcimento non richiede la prova concreta di conseguenze dannose, essendo rimesso all'apprezzamento equitativo del giudice. Pertanto, la condanna al risarcimento dei danni in favore della parte civile può essere pronunciata anche in assenza di allegazione e prova di specifici pregiudizi subiti dalla persona offesa, in quanto il danno morale è insito nella commissione del reato di minaccia, quale delitto contro la persona. Il giudice di legittimità, nel valutare la motivazione della sentenza impugnata, non può sindacare la mera valutazione e l'apprezzamento del significato degli elementi probatori acquisiti, atteso che tali aspetti attengono interamente al merito e non sono rilevanti nel giudizio di cassazione, se non quando risulti viziato il discorso giustificativo sulla loro capacità dimostrativa.