Il Consiglio comunale, nell'esercizio di un ampio potere discrezionale, può legittimamente decidere di non promuovere il procedimento di deroga alle norme che limitano le costruzioni nel verde agricolo, finalizzato alla trasformazione della destinazione d'uso di un immobile da volume residenziale a cubatura riservata a pubblico esercizio di somministrazione di pasti e bevande, qualora ritenga che non sussista il fabbisogno di un nuovo esercizio in quella zona e che non sia rispettato il rapporto minimo tra posti a sedere e posti auto previsto dalle norme urbanistiche. Tale decisione, adeguatamente motivata, non viola il principio costituzionale della libertà di iniziativa economica privata, in quanto gli interessi economici dei privati possono legittimamente incontrare limiti nell'utilità sociale, come previsto dall'art. 41 della Costituzione. L'Amministrazione comunale, inoltre, non è tenuta a comunicare i motivi ostativi all'accoglimento della domanda del privato, in quanto quest'ultimo non è parte del procedimento amministrativo di cui all'art. 107, comma 26, della legge urbanistica provinciale, ma può solo stimolare l'Amministrazione a promuoverlo. Pertanto, il Consiglio comunale può liberamente valutare, sulla base di criteri ragionevoli e compatibili con la salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio, se sussistano o meno i presupposti per chiedere alla Giunta provinciale la deroga alle norme che limitano le costruzioni nel verde agricolo.