Il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti sussiste anche in assenza della prova di una comune distribuzione degli utili tra i partecipi, essendo sufficiente l'esistenza di un vincolo durevole che accomuna il fornitore di droga agli acquirenti, i quali in via continuativa la ricevono per immetterla nel mercato del consumo. La diversità di scopo personale o di utile economico tra i singoli partecipi non osta alla costituzione del vincolo associativo e alla realizzazione del fine comune, purché sussista un programma criminoso condiviso finalizzato al traffico di stupefacenti. La valutazione del materiale probatorio effettuata dal giudice del merito, diversa da quella compiuta in sede cautelare, è legittima ove motivata in modo adeguato e logico, tenuto conto del diverso spessore quantitativo e qualitativo degli elementi di prova disponibili nei diversi gradi di giudizio. Tuttavia, per i reati di cui al D.P.R. n. 309 del 1990, art. 73, relativi al traffico di marijuana, si impone la rivalutazione del trattamento sanzionatorio alla luce della sentenza n. 32/2014 della Corte Costituzionale e delle successive norme emanate in materia, con rideterminazione degli aumenti di pena per effetto della continuazione e nuova individuazione del reato più grave.