Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23041 del 10 giugno 2021

ECLI:IT:CASS:2021:23041PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle sue funzioni, redige un atto pubblico attestando falsamente circostanze non corrispondenti al vero, integra il reato di falsità ideologica in atto pubblico di cui all'art. 479 c.p., a prescindere dall'intenzione di nuocere o trarre in inganno e anche qualora ritenga erroneamente la propria condotta priva di antigiuridicità. Ai fini della sussistenza del dolo generico richiesto per il delitto, è sufficiente la volontarietà e consapevolezza della falsa attestazione, essendo irrilevanti le ragioni che hanno determinato l'agente ad operare la falsa dichiarazione. Il falso si considera "innocuo" solo quando riguardi un atto assolutamente privo di valenza probatoria, circostanza che non ricorre quando l'atto pubblico falso abbia una funzione qualificata, come nel caso di un verbale di sequestro amministrativo di armi.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - rel. Consigliere

Dott. BELMONTE Maria T. - Consigliere

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 18/02/2020 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ALFREDO GUARDIANO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. LORI PERLA;
udito il difensore;
CAMERALIZZATA.
FATTO E DIRITTO
1. Con la sentenza di cui in epigrafe la corte di appello di Milano confermava la sentenza con cui il tribunale di Milano, in da…

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