Il silenzio serbato dall'amministrazione comunale sulla richiesta di concessione edilizia in sanatoria, decorsi i sessanta giorni dalla presentazione dell'istanza, equivale al mancato accoglimento della stessa ai sensi dell'art. 13, comma 2, della legge n. 47 del 1985, senza che il ricorrente possa dolersi della mancata adozione di un espresso provvedimento di diniego, essendo tale inerzia qualificata normativamente come rigetto tacito della domanda. L'amministrazione, pertanto, non è tenuta a pronunciarsi espressamente sulla richiesta di sanatoria, essendo sufficiente il decorso del termine di sessanta giorni previsto dalla legge per il formarsi del silenzio-rigetto, il quale preclude al ricorrente la possibilità di contestare la legittimità sostanziale del diniego, essendo quest'ultimo già determinato dalla legge. La mancata adozione di un provvedimento espresso non determina, dunque, alcuna violazione dell'obbligo di concludere il procedimento con un atto espresso, in quanto la legge stessa attribuisce rilevanza giuridica al silenzio serbato dall'amministrazione, configurandolo come rigetto tacito della domanda di sanatoria.