Cassazione penale Sez. V sentenza n. 29898 del 15 giugno 2017

ECLI:IT:CASS:2017:29898PEN

Massima

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Il giudice di legittimità non può confermare una sentenza di condanna per diffamazione quando la motivazione della stessa riporta una frase diversa da quella contestata nell'imputazione, in quanto ciò determina una evidente e conclamata diversità del fatto ritenuto in sentenza rispetto a quello originariamente contestato, con conseguente violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza. Infatti, la diversa portata semantica tra l'accusare qualcuno di "scorrettezza" o di "disonestà" comporta una differente valutazione della condotta e del suo disvalore penale, non potendosi ritenere equivalenti tali espressioni. Pertanto, la palese illogicità della motivazione e la diversità del fatto affermato in sentenza rispetto a quello contestato, impongono l'annullamento della sentenza con rinvio per nuovo esame, precludendo l'esame delle ulteriori doglianze.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. CATENA Rossella - rel. Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato ad (OMISSIS);
avverso la sentenza del Tribunale di Avezzano emessa in data 23/06/2016;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito per la parte civile l'Avv.to (OMISSIS), in sostituzione dell'Avv.to (OMISSIS), che si riportato alle con…

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