Il sequestro preventivo di beni, anche se non direttamente provenienti dal reato, è legittimo quando sussistono indizi che il denaro di provenienza illecita sia stato investito in titoli o depositato in banca, al fine di assicurare la disponibilità di quanto riconducibile all'attività criminosa e occultato. La fungibilità del denaro non impone che il sequestro debba colpire le medesime specie monetarie illegalmente percepite, essendo sufficiente che la somma sequestrata corrisponda al valore nominale di quanto acquisito illecitamente, anche se reinvestito in altri beni. Inoltre, il sequestro preventivo è consentito anche sui "beni di risulta" quando risulti la loro diretta, attuale e strumentale relazione con l'illecito penale, come nel caso di titoli obbligazionari emessi fraudolentemente per reperire denaro fresco da distrarre. Il giudice, nell'esercitare il suo potere discrezionale di disporre la confisca facoltativa di tali beni, deve motivatamente dare conto della prevalenza delle ragioni sottese alla confisca rispetto a quelle attinenti alla tutela dei legittimi interessi dei creditori della procedura concorsuale, tenendo conto della complessità dei rapporti infragruppo e dell'impossibilità di accertare con certezza la quantificazione dei crediti, a fronte della certa titolarità del diritto risarcitorio delle parti offese.