Il pericolo di recidiva, ai fini della valutazione della sussistenza delle esigenze cautelari, è attuale ogni qualvolta sia possibile una prognosi in ordine alla probabilità di devianze prossime all'epoca in cui viene applicata la misura, seppur non specificatamente individuate né imminenti, sulla base di elementi concreti desunti dalle modalità e dalle circostanze del fatto, nonché dall'analisi della personalità dell'indagato, come desumibile anche dalla gravità della condotta delittuosa realizzata, dalla pluralità di correi, dal complessivo giro di affari e dai rifornimenti abbondanti, i quali costituiscono espressione della concretezza e dell'attualità delle esigenze cautelari connesse al pericolo di recidivazione criminosa, sostenuta dalla presunzione di legge e non scalfita dagli argomenti difensivi. Tali esigenze cautelari, in presenza di una condanna a una pena detentiva particolarmente severa superiore a dieci anni di reclusione, non possono ritenersi soddisfatte mediante una misura cautelare meno afflittiva, come gli arresti domiciliari, in ragione della personalità del prevenuto e dell'insufficienza di un presidio lasciato all'autocontrollo di questi.