Il ricorso per cassazione avverso un provvedimento cautelare è dichiarato inammissibile a seguito della rinuncia del ricorrente, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La rinuncia all'impugnazione, disciplinata dall'art. 589 c.p.p., determina l'estinzione del procedimento di gravame, senza che il giudice possa entrare nel merito delle questioni dedotte. Il principio di diritto che emerge è che la facoltà di rinunciare al ricorso per cassazione, espressione del diritto di difesa, comporta l'impossibilità per il giudice di esaminare il merito dell'impugnazione, essendo precluso ogni ulteriore accertamento sulla fondatezza delle censure proposte. La declaratoria di inammissibilità del ricorso per rinuncia non implica alcuna valutazione sulla correttezza o meno del provvedimento impugnato, ma si risolve in una pronuncia di carattere meramente formale, conseguente all'esercizio del diritto di rinuncia da parte del ricorrente. Pertanto, il giudice di legittimità, una volta accertata la rinuncia, è tenuto a dichiarare l'inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una congrua sanzione pecuniaria, ai sensi dell'art. 616 c.p.p.